FRANCESCO PAOLO ORESTE: "Parole, umanità e voglia di essere insieme ad Annalisa"
A chi non ha diritto o diritti è difficile portare la legge e spiegare cos’è la giustizia. Ma io sono convinto che proprio in questi luoghi, più che altrove, ci sia bisogno di parole. Per dire, per raccontare e raccontarsi, per conoscersi, per incontrarsi. Al netto di etichette e luoghi comuni. Perché legge e giustizia possono essere una cosa sola solo se si conoscono, se si capiscono, se si incontrano.
Annalisa è lo stereotipo della vittima innocente: le foto che la ricordano e che siamo abituati a vedere ritraggono questa ragazza bellissima, un angelo, un sogno. Troppo facile commuoversi davanti all’evidente ingiustizia di un destino che strappa ai suoi sogni una creatura così bella.
Ma non è sempre tutto così chiaro. In certi luoghi della nostra Napoli le prime vittime sono proprio l’innocenza e i sogni. In certi luoghi, e ve lo dico da poliziotto, portare semplicemente la legge non significa portare giustizia e le facce di vittime e carnefici si assomigliano al punto da risultare impossibile distinguere gli uni dagli altri.
Parole, Umanità e voglia di esserci “insieme” è ciò che ritrovo nella “Biblioteca a porte aperte”, che sono fiero e felice di salutare, nel ricordo di Annalisa e di quelli che meritavano e meritano un destino più giusto.